0.6: Altre forme della 2a declinazione; nomi particolari

0.6: Altre forme della 2a declinazione

Finora della 2a declinazione abbiamo visto soltanto nomi maschili con il nominativo che termina in -us. Esistono anche alcuni nomi femminili che si declinano esattamente come i maschili: ad es. tutti i nomi di alberi, come pinus, fagus, malus (“pino, faggio, melo”) , e alcuni nomi di località derivati dal greco, come Aegyptus, Cyprus, Rhodus, e altri. La 2a declinazione possiede anche un altro genere, il neutro, a cui appartengono nomi che non sono né maschili né femminili.

Nota: Il genere dei nomi non è una qualità fissa e immutabile, uguale in tutte le lingue. Ad esempio, “sole” e “luna”, che in italiano sono rispettivamente di genere maschile e femminile, sono di genere opposto in tedesco. Anche se nella maggior parte dei casi il genere di un nome è lo stesso in latino e in italiano, occorre quindi non farsi trarre in inganno e, in caso di necessità, consultare il vocabolario.

La caratteristica fondamentale dei nomi neutri, in tutte le declinazioni che ne posseggono (oltre alla seconda, anche la terza e la quarta), è di avere i casi retti (nom., acc. e voc.) uguali tra loro; per il resto, la declinazione è identica a quella dei nomi in -us. Naturalmente, per capire se un nome è nominativo o accusativo occorrerà prestare molta attenzione al contesto, dato che è impossibile fare affidamento su desinenze diverse. Questo lo schema di declinazione:

Nomi neutri

sing.plur.
nom.don-umdon-a
gen.don-idon-ōrum
dat.don-odon-is
acc.don-umdon-a
voc.don-umdon-a
abl.don-odon-is

Nomi in -er e -ir

La 2a declinazione possiede anche alcuni altri nomi maschili il cui tema (cioè la parte che precede la desinenza) termina in -er, e che non hanno alcuna desinenza al nominativo (si dice che il nominativo ha “desinenza zero”): ad es. puer, “ragazzo”. Alcuni di questi nomi perdono la –e– negli altri casi, come ager, “campo”. C’è inoltre un nome in -ir, vir, “uomo”. Tutti questi nomi si declinano come quelli in -us che già conosciamo, con l’eccezione ovviamente del nominativo, e del vocativo che (come per tutti i nomi latini eccetto quelli in -us della seconda declinazione, che hanno la desinenza -e al voc.) è uguale al nominativo. Questo lo schema di declinazione:

sing.plur.sing.plur.sing.plur.
puerpuer-inom.ageragr-inom.virvir-i
puer-ipuer-ōrumgen.agr-iagr-ōrumgen.vir-ivir-ōrum
puer-opuer-isdat.agr-oagr-isdat.vir-ovir-is
puer-umpuer-osacc.agr-umagr-osacc.vir-umvir-os
puerpuer-ivoc.ageragr-ivoc.virvir-i
puer-opuer-isabl.agr-oagr-isabl.vir-ovir-is

Il lemma del vocabolario

Quando si cerca un nome nel vocabolario, lo si deve cercare al nominativo. Se quindi in un testo latino si trova puerum, occorre risalire al nominativo puer per cercarlo nel vocabolario. Se si trova agrum e si ricostruice (in modo plausibile, ma erroneo) agrus, non lo si troverà: ma se si ricorda che alcuni nomi il cui tema (la parte che precede la desinenza) termina in -r (in questo caso, agr-) possono avere al nominativo una -e- che si perde negli altri casi, si potrà ricostruire il nominativo corretto ager. Se si trova donum, si potrebbe ricostruire (ancora una volta, in modo plausibile ma erroneo) un nominativo donus, che non si troverà nel vocabolario; ma se si ricorda che la 2a declinazione possiede anche nomi neutri, il cui nominativo termina in -um, si potrà ricostruire anche il corretto donum. Queste difficoltà non esistono per la 1a declinazione, che è meno complessa.

Il vocabolario fornisce, per ogni nome, non solo il nominativo ma anche (di solito in forma abbreviata) il genitivo: questo perché, come vedremo in seguito, il nominativo non è sufficiente a identificare in modo univoco la declinazione a cui il nome appartiene (e nel caso dei nomi in -er della 2a decl., ci permette di capire se la -e- è conservata o meno). Così, troveremo ad es. puella, -ae; lupus, -i; donum, -i; puer, -eri; ager, -gri.

Nomi particolari

Nella 1a declinazione:

  • forme abnormi: si può trovare un gen. sing. in -as invece che in -ae per familia in espressioni standard come pater familias, “padre di famiglia”. Testi arcaici e poetici hanno talvolta un gen. sing. in -ai (ad es. terrai per terrae). Molto rare le forme di gen. pl. in -um invece di -orum e di dat./abl. plurale in -abus invece di -is.
  • nomi che hanno soltanto il plurale (pluralia tantum): ad es. divitiae “le ricchezze”, nuptiae “le nozze”, insidiae “agguato”, tenebrae “tenebre” e vari altri (come si vede, alcuni di questi nomi sono rimasti plurali anche nell’uso italiano). Lo sono anche alcuni nomi di città, come Athenae, -arum e Syracusae, -arum, che ovviamente in italiano vanno tradotte al singolare come “Atene” e “Siracusa”.
  • nomi con significato diverso al singolare e al plurale: ad es. copia significa “abbondanza”, mentre copiae significa “truppe, esercito”; littera vale “lettera dell’alfabeto”, mentre litterae vale “lettera (missiva)” oppure “letteratura”. Anche in questi casi il plurale potrà essere tradotto in italiano con un nome al singolare.

Nella 2a declinazione:

  • nomi con significato diverso al singolare e al plurale: ad es. auxilium = “aiuto”, ma auxilia = “truppe ausiliarie, rinforzi”; castrum = “fortino”, ma castra = “accampamento”.
  • alcuni pluralia tantum, sia maschili che neutri: ad es. liberi “figli”, inferi “oltretomba, dèi inferi”, superi, “dèi del cielo, i viventi”, arma “armi, soldati”, hiberna “accampamento invernale”, e vari altri; tra i nomi di città, ad es. Pompeii “Pompei”, Argi “Argo”, Delphi “Delfi”.
  • I nomi che al nominativo terminano in -ius (ad es. Vergilius, filius), e anche l’agg. possessivo meus, non hanno desinenza al vocativo (“desinenza zero”), che è identico al puro tema: Vergili, fili, mi. Il genitivo termina regolarmente con la desinenza -i (Vergilii, filii), ma può anche essere contratto (Vergili, fili) risultando in pratica identico al vocativo.
  • Il sostantivo deus possiede numerose forme alternative. Ecco lo schema:
sing.plur.
nom.deusdi (dii, dei)
gen.deideōrum, deum
dat.deodis (diis, deis)
acc.deumdeos
voc.— (deus o dive)di (dii, dei)
abl.deodis (diis, deis)

Convenzioni e memorizzazione

Per convenzione, in Italia (altrove si hanno convenzioni diverse) si suole declinare le forme di un nome dal nom. all’abl., prima al singolare, poi al plurale: ad esl. lupus, lupi, lupo, lupum, lupe, lupo / lupi, luporum, lupis, lupos, lupi, lupis.

Non si tratta di un esercizio difficile, ma naturalmente è necessario esercitare la memoria; ed è bene farlo prima di affrontare gli esercizi di traduzione guidata qui proposti. A questo scopo si possono sfruttare gli esercizi disponibili nella sezione “strumenti” di questo sito: scegliete “Morfologia / Declinazioni / Nomi”, selezionate nel menu in basso “1a declinazione” o “2a declinazione” (di default si trova “Tutte le declinazioni”), e riempite lo specchietto inserendo le varie forme del nome proposto in alto. Al termine, premete “Verifica” per controllare il risultato. Passate ad un altro nome premendo “Cambia nome”, e proseguite finché non sapete declinare con sicurezza.