3.4 Gerundio, gerundivo e perifrastica passiva

3.4 Gerundio, gerundivo e perifrastica passiva

a) Il gerundio

Come si è visto nella lezione precedente, in latino come in italiano l’infinito (presente e perfetto) può essere sostantivato, e fungere da soggetto o da complemento oggetto di un altro verbo. Ad esempio:

  • pulchrum est bene facere: “è cosa bella agire bene” (facere è inf. sostantivato, e soggetto dell’espressione pulchrum est)
  • tecum vivere amo: “amo vivere con te” (vivere qui è compl. oggetto di amo)
  • hoc voluisse pulchrum est: “è bello aver voluto questo” (voluisse è soggetto di pulchrum est)

In pratica, quando l’infinito si comporta come un nome esso corrisponde ai casi nominativo (soggetto) e accusativo (complemento oggetto). Il latino prevede però per l’infinito una declinazione completa, che comprende anche tutti gli altri casi:

  • genitivo: consuetudo legendi, “l’abitudine di leggere”
  • dativo: idoneus suadendo, “adatto a convincere”
  • accusativo (in compl. diversi dall’oggetto, per il quale si usa l’acc. semplice): ad rebellandum incitat, “incita a ribellarsi”
  • ablativo: eius scelera legendo audivimus, “leggendo (= ‘con il leggere’) abbiamo saputo dei suoi delitti”

La declinazione dell’infinito come nome si chiama gerundio; segue lo schema della seconda declinazione, e si forma aggiungendo il suffisso -nd- al tema del presente. Ecco uno schema della morfologia per le quattro coniugazioni:

laudomoneolegoaudio
gen.laudandimonendilegendiaudiendi
dat.laudandomonendolegendoaudiendo
acc.ad laudandumad monendumad legendumad audiendum
abl.laudandomonendolegendoaudiendo

Nota: per la 3a e 4a coniugazione esistono anche le terminazioni arcaiche -undi e iundi: quindi ad es. legundi, legundo ecc. e audiundi, audiundo ecc.

La declinazione, come si vede, manca del nominativo, dato che è l’infinito stesso a fungere da nominativo; e all’accusativo il gerundio esiste solo preceduto da una preposizione, dato che anche la funzione di complemento oggetto è svolta dall’infinito.

In quanto voce verbale (attiva) e non solo nominale, il gerundio può reggere complementi, tra cui il complemento oggetto, e intere frasi. Ad es.:

  • potestas mittendi legatos, “il potere di inviare ambasciatori”: legatos è compl. oggetto di mittendi
  • superstitionem incutere temptavit dicendo deos obstare consilio, “tentò di incutere timore religioso dicendo che gli dei si opponevano alla decisione”: il gerundio dicendo regge l’acc. con l’inf. deos obstare
  • vis ad resistendum hominibus audacissimis, “la forza per resistere ad uomini temerari”: il gerundio ad resistendum (compl. di fine) regge il dat. hominibus audacissimis

b) Il gerundivo

Il gerundivo è un aggettivo verbale di significato passivo, che esprime un’azione che sarà o deve essere compiuta. In italiano ne restano alcuni fossili, come “laureando” (uno che sarà laureato); “venerando” (uno che deve essere venerato); “battezzando” (uno che sarà battezzato); e così via.

Morfologicamente, si tratta di un aggettivo della prima classe che si forma aggiungendo al tema del presente la terminazione -ndus, a, um:

laudomoneolegoaudio
laudandus, a, ummonendus, a, umlegendus, a, umaudiendus, a, um

Nota: per la 3a e 4a coniugazione esistono anche le terminazioni arcaiche -undus, a, um e -iundus, a, um: quindi ad es. legundus, audiundus, ecc.

Trattandosi di forma passiva, il gerundivo è spesso accompagnato dal complemento di agente o causa efficiente, che può essere espresso normalmente in abl. semplice o preceduto da a o ab, o anche più spesso in dativo di agente.

Uso attributivo del gerundivo

Il gerundivo attributivo può essere usato per qualificare un nome, come un semplice aggettivo. Spesso lo si potrà tradurre con “da” + infinito, o con una relativa passiva (si ricordi che il gerundivo è una forma passiva) retta dal verbo “dovere”:

  • in mentionem incidimus viri saepius memorandi, “siamo arrivati a parlare di un uomo da ricordare spesso”, o “che deve essere ricordato spesso”

In molti casi, tuttavia, questo risulterà impossibile, e occorrerà maggiore libertà:

  • legionem decedere ad honores accipiendos in Italiam iubet, “ordina alla legione di andare in Italia a ricevere onori”; sarebbe assurdo tradurre “agli onori da ricevere” o “che devono essere ricevuti”
  • arcana fatorum stipibus emerendis edicit, “rivela i segreti del fato per guadagnare offerte”, certo non “per le offerte da guadagnare” o “che devono essere guadagnate”
  • modum hominis occidendi, “il modo di uccidere un uomo”, certo non “dell’uomo da uccidere” o “che deve essere ucciso”
  • apparatum omnem oppugnandae urbis, “tutto l’equipaggiamento per assediare la città” o “per l’assedio della città”, non certo “della città da assediare” o “che deve essere assediata”

Uso predicativo del gerundivo

Con verbi come curo, do, trado, sumo, suscipio si può trovare un gerundivo nella funzione di compl. predicativo dell’oggetto. Lo si può tradurre con “da” + infinito, o anche (spesso meglio) con una perifrasi; ad es.:

  • iis Macedoniam spoliandam tradidit, “consegnò loro la Macedonia da depredare”, o meglio “perché la depredassero”
  • navibus Caesar exercitum transportandum curaverat, “Cesare aveva fatto trasportare l’esercito con delle navi” (ovviamente non si potrà tradurre in modo pedissequo “Cesare aveva curato l’esercito da trasportare”)
  • Caesar exercitum legatis ducendum dedit, “Cesare dette ai legati un esercito da condurre”, o “Cesare dette ai legati un esercito perché lo conducessero”

c) Il compl. di causa finale: causa o gratia + genitivo

Sia il gerundio che il gerundivo sono spesso usati nel complemento di causa finale, espresso in latino con causa o gratia + genitivo. Ad es.:

  • cibi capiendi causa recubuit, “si sdraiò per mangiare”
  • non exprobrandi causa sed commonendi gratia dico, “parlo non per rimproverare, ma per avvertire”
  • legatos miserunt captivorum redimendorum gratia, “mandarono ambasciatori per riscattare i prigionieri”

d) La costruzione perifrastica passiva

L’uso predicativo più frequente del gerundivo è in unione con il verbo sum, una costruzione che prende il nome di perifrastica passiva dato che il gerundivo è appunto una forma passiva. Con questa costruzione il latino realizza frasi analoghe a quelle che in italiano si formano con il verbo “dovere”:

  • Claudius Nero inter cetera praecipuae moderationis exempla numerandus est, “Claudio Nerone deve essere annoverato tra gli altri esempi di grande moderazione”, oppure “bisogna annoverare Claudio Nerone…”
  • aut plebs non est habenda aut habendi sunt tribuni plebis, “o non si deve avere la plebe, oppure si devono avere i tribuni della plebe”
  • deos placandos esse putant, “ritengono che si debbano placare gli dei” o “che gli dei debbano essere placati”
  • irae uestrae ignoscendum est, “bisogna perdonare la vostra ira” (ignosco regge il dat.), o anche “la vostra ira deve essere perdonata”

Nell’ultimo caso sia ha una perifrastica impersonale (con il gerundivo nel genere neutro, dato che non è concordato ad alcun nome), in tutti i precedenti invece la costruizione era personale. Come si vede, nel tradurre si usa il verbo “dovere” seguito da un infinito passivo, oppure espressioni impersonali come “bisogna” o “si deve” con un infinito attivo. In altri casi, e soprattutto quando è espresso un complemento di agente o causa efficiente, volgere la frase all’attivo diventa praticamente obbligatorio:

  • admonendus es mihi, non docendus, “io ti devo esortare, non insegnare” (molto meglio che “tu devi essere esortato da me, non istruito”)
  • Syrus est adhortandus mihi, “devo incoraggiare Siro” (meglio che non “Siro deve essere incoraggiato da me”)
  • puto enim hoc etiam mihi dicendum esse, “credo di dover dire anche questo” (meglio di “credo che anche questo debba essere detto da me”)