1.1 Gli aggettivi della prima classe
In italiano, come sappiamo, gli aggettivi si concordano in genere (maschile/femminile) e numero (singolare/plurale) al nome a cui si riferiscono. In latino i nomi hanno un genere in più, il neutro, e un attributo in più, il caso: gli aggettivi latini quindi si concordano in genere, numero e caso, e avranno desinenze specifiche per ciascuno dei tre generi (maschile, femminile e neutro), dei due numeri (singolare e plurale) e dei sei casi (dal nom. al voc.), in modo da potersi concordare a ogni forma possibile di un nome. La buona notizia è che non ci sono 36 nuove desinenze da imparare (3 * 2 * 6): si usano infatti quelle della prima e seconda declinazione, che già conosciamo. La cattiva notizia è che le cose sono in effetti un po’ più complicate di come finora abbiamo fatto finta che fossero, usando soltanto nomi e aggettivi che prendevano la stessa desinenza. Ma andiamo per gradi.
Esistono due classi di aggettivi, ma per ora concentriamoci sulla prima classe: questi aggettivi usano le desinenze della prima declinazione per il femminile, e quelle della seconda per il maschile e il neutro. Ecco lo schema, per il quale useremo l’agg. bonus (“buono”):
Singolare:
maschile | femminile | neutro | |
nom. | bon-us | bon-a | bon-um |
gen. | bon-i | bon-ae | bon-i |
dat. | bon-o | bon-ae | bon-o |
acc. | bon-um | bon-am | bon-um |
voc. | bon-e | bon-a | bon-um |
abl. | bon-o | bon-a | bon-o |
Plurale:
maschile | femminile | neutro | |
nom. | bon-i | bon-ae | bon-a |
gen. | bon-ōrum | bon-ārum | bon-ōrum |
dat. | bon-is | bon-is | bon-is |
acc. | bon-os | bon-as | bon-a |
voc. | bon-i | bon-ae | bon-a |
abl. | bon-is | bon-is | bon-is |
Ricordiamo che la 2a declinazione include anche nomi in –er, e lo stesso vale per gli aggettivi della prima classe. Esistono quindi aggettivi come miser, misera, miserum, che al maschile singolare si comportano come puer ed hanno quindi nominativo e vocativo privi di desinenza. Altri aggettivi come sacer, sacra, sacrum si comportano al maschile singolare come ager: nominativo e vocativo privi di desinenza, e la -e- è presente soltanto al nom. sing. maschile. Esiste un solo aggettivo in -ur, satur, satura, saturum (“sazio”), che si declina come miser. Il lemma del vocabolario offre naturalmente tutte le informazioni necessarie per sapere come declinare l’aggettivo; i lemmi per quelli citati sono:
- bonus, a, um
- miser, era, erum (o anche solo miser, a, um)
- sacer, cra, crum;
- satur, ra, rum (o anche solo satur, a, um).
Alcuni aggettivi (solus, totus, unus e pochi altri) hanno le desinenze -ius al genitivo e -i al dativo singolari, per tutti e tre i generi; vedremo più avanti che queste sono desinenze proprie di un gruppo di pronomi, e si chiamano quindi “desinenze pronominali”. Il vocabolario di solito riporta, di seguit al lemma, anche queste desinenze particolari.
Come si vede, il vocabolario elenca gli aggettivi partendo dal nominativo maschile singolare. Se in un testo latino da tradurre si trova una qualsiasi altra forma, si dovrà quindi togliere la desinenza e aggiungere al tema così ricostruito quella di nominativo maschile singolare. Ad es.:
- dalla forma parvis si ricostruirà, eliminando la desinenza –is, il tema parv- e, aggiungendo la desinenza di nom. sing. m. -us si otterrà la forma parvus da cercare nel vocabolario.
- dalla forma miseros si ricostruirà, eliminando la desinenza, il tema miser-; riconoscendo un tema che termina in -er, si ricorderà che questi temi non hanno desinenza al nominativo e nel vocabolario si cercherà semplicemente miser.
- da pigris si ricostruirà, eliminando la desinenza, il tema pigr-; riconoscendo la terminazione consonante + r, si ricorderà che si tratta di un aggettivo in -er che conserva la -e- solo al nom. sing. m., e quindi la si reintegrerà per cercare la forma piger nel vocabolario.
Come si è detto, l’aggettivo non ha necessariamente la stessa desinenza del nome a cui è concordato. Finora conosciamo soltanto nomi della prima e seconda declinazione, e aggettivi della prima classe: ma anche così è chiaro che la desinenza sarà la stessa solo nel caso di nomi femminili della prima declinazione (puella bona) e di nomi maschili o neutri della seconda (lupus malus, donum magnum). Tuttavia sappiamo che la prima declinazione ha anche alcuni nomi maschili, e la seconda alcuni nomi femminili: in questi casi la necessità di concordare nome e aggettivo in caso, genere e numero comporta che la desinenza sarà diversa: ad es. poeta bonus, pirata malus, pinus alta (ricorda che tutti i nomi di albero della 2a decl. sono femminili). Naturalmente, anche gli aggettivi in -er si comportano allo stesso modo: avremo puer miser, ma anche poeta miser, pinus pulchra, servus piger.
L’aggettivo sostantivato
In latino, come in italiano, talvolta l’aggettivo può assumere la funzione di sostantivo. Il maschile singolare può designare una persona dotata di una particolare qualità (ad es. stultus, “lo stolto”; malus, “il cattivo”), mentre il maschile plurale può indicare una categoria di persone: ad es. antiqui, “gli antichi”; boni, “i buoni, le persone buone”; mali, “i malvagi”. Il neutro singolare serve per indicare un termine astratto (ad es. bonum, “la (una) cosa buona, il (un) bene”; malum, “la (una) cosa cattiva, il male”; aequum, “ciò che è giusto, la giustizia”; iniquum, “ciò che è ingiusto, l’ingiustizia, un’ingiustizia”); il neutro plurale una pluralità o un gruppo di cose inanimate (ad es. magna, “le cose grandi, ciò che è grande”; bona, “le cose buone, i beni, le ricchezze”).
Conclusioni
Adesso, prima di procedere con gli esercizi di traduzione a correzione automatica, occorre fare un po’ di pratica di memorizzazione. Per questo potete sfruttare, come sempre, il menu Strumenti di questo sito, nella sezione “Morfologia / Declinazioni”: fate pratica prima con l’esercizio “Aggettivi e pronomi“, scegliendo dal menu a tendina “Aggettivi della 1a classe”; e poi con “Nome + aggettivo“.