1.5 La terza declinazione

1.5 La terza declinazione

Molti dei nomi latini appartengono alla terza declinazione, che è anche la più complessa delle cinque. Il motivo di questa complessità risiede nel fatto che la terza declinazione comprende due gruppi di nomi, con temi che terminano in consonante o in -i-. L’evoluzione della lingua e vari fenomeni fonetici oscurano questa distinzione tra temi, e il risultato è una declinazione caratterizzata da terminazioni variabili.

Terminazioni della terza declinazione: nomi maschili e femminili

sing.plur.
nom.varia-es (-is)
gen.-is-um, -ium
dat.-i-ĭbus
acc.-em (-im)-es (-is)
voc.= nom.-es (-is)
abl.-e, -i-ĭbus

Terminazioni della terza declinazione: nomi neutri

sing.plur.
nom.varia-a, -ĭa
gen.-is-um, -ium
dat.-i-ĭbus
acc.= nom.-a, -ĭa
voc.= nom.-a, -ĭa
abl.-e, -i-ĭbus

Il dato fondamentale è che non c’è una terminazione propria per il nominativo singolare, che può anche finire per assomigliare a un nominativo di altra declinazione. Ciò che caratterizza la terza declinazione è quindi il genitivo in -is. Questa è anche la ragione perché per tutti i nomi latini il lemma (la voce del vocabolario) comprende anche il genitivo: è grazie a questo che si capisce con assoluta certezza la declinazione a cui appartiene il nome.

Per mettere ordine tra queste desinenze variabili si usa distinguere tre gruppi di nomi:

Primo gruppo: imparisillabi

Questi nomi hanno al genitivo una sillaba in più rispetto al nominativo: ad es. rex, regis (m.); regio, regionis (f.); vulnus, vulneris (n.). Hanno abl. s. in -e, gen. pl. in -um; la desinenza per i casi retti del neutro plurale è -a. Ecco tre esempi di nomi maschili, femminili e neutri:

rex, reg-is, m., “il re”:

sing.plur.
nom.rexreg-es
gen.reg-isreg-um
dat.reg-ireg-ĭbus
acc.reg-emreg-es
voc.rexreg-es
abl.reg-ereg-ĭbus

regio, region-is, f., “la regione”:

sing.plur.
nom.regioregion-es
gen.region-isregion-um
dat.region-iregion-ĭbus
acc.region-emregion-es
voc.regioregion-es
abl.region-eregion-ĭbus

vulnus, vulner-is, n., “la ferita”

sing.plur.
nom.vulnusvulner-a
gen.vulner-isvulner-um
dat.vulner-ivulner-ĭbus
acc.vulnusvulner-a
voc.vulnusvulner-a
abl.vulner-evulner-ĭbus

Nota: Alcuni nomi imparisillabi hanno il gen. pl. in -ium come i parisillabi. Si tratta per lo più di nomi il cui tema finisce con due consonanti, come pars, part-is (gen. pl. part-ium).

Secondo gruppo: parisillabi

I nomi di questo gruppo hanno lo stesso numero di sillabe al nom. e al gen.; il nom. anzi, è uguale o quasi al gen., terminando in -is o -es. La declinazione differisce da quella degli imparisillabi solo nel gen. pl., che termina in -ium. Questo gruppo comprende solo nomi maschili e femminili, non neutri. Ecco due esempi:

civis, civ-is, m., “il cittadino”

sing.plur.
nom.civisciv-es
gen.civ-isciv-ium
dat.civ-iciv-ĭbus
acc.civ-emciv-es
voc.civisciv-es
abl.civ-eciv-ĭbus

caedes, caed-is, f., “la strage”

sing.plur.
nom.caedescaed-es
gen.caed-iscaed-ium
dat.caed-icaed-ĭbus
acc.caed-emcaed-es
voc.caedescaed-es
abl.caed-ecaed-ĭbus

Note:
– Alcuni nomi parisillabi hanno il gen. pl. in -um come gli imparisillabi. Tra i più comuni mater, matris (“madre”, gen. pl. matrum) e pater, patris (“padre”, gen. pl. patrum).
– Si possono incontrare desinenze alternative all’acc. sing. (-im) e all’abl. sing. (-i).
– Soprattutto in poesia è diffusa la desinenza -is invece di -es per i casi retti del plurale.

Terzo gruppo: neutri in -e, -āl, -ār

I pochi nomi di questo gruppo sono neutri il cui nominativo singolare termina in -e, -al, o -ar. Hanno abl. s. in -i, gen. pl. in -ĭum e casi retti del plurale in -ĭa. Ecco tre esempi:

mare, mar-is, “il mare”

sing.plur.
nom.maremar-ia
gen.mar-ismar-ium
dat.mar-imar-ĭbus
acc.maremar-ia
voc.maremar-ia
abl.mar-imar-ĭbus

animal, animal-is, “l’animale”

sing.plur.
nom.animalanimal-ia
gen.animal-isanimal-ium
dat.animal-ianimal-ĭbus
acc.animalanimal-ia
voc.animalanimal-ia
abl.animal-ianimal-ĭbus

calcar, calcar-is, “lo sprone”

sing.plur.
nom.calcarcalcar-ia
gen.calcar-iscalcar-ium
dat.calcar-icalcar-ĭbus
acc.calcarcalcar-ia
voc.calcarcalcar-ia
abl.calcar-icalcar-ĭbus

Nota: i nomi in -al e -ar di questo gruppo hanno al gen. la ā lunga: ad es. animāl-is, calcār-is. I nomi simili ma con la ă breve, come sal, salis e nectar, nectaris, appartengono al primo gruppo e hanno quindi l’abl. sing. in -e.

Alcuni nomi irregolari e difettivi

  • Iuppiter, m., “Giove”: ha solo il singolare, con questa declinazione: Iuppiter, Iovis, Iovi, Iovem, Iuppiter, Iove.
  • iter, n., “il viaggio”: a parte nom., acc. e voc. s., gli altri casi si formano dal tema itinĕr-, quindi gen. itinĕris, dat. itinĕri, ecc.
  • vis, f., “la forza”: è difettivo al singolare, dove ha solo l’acc. vim e l’abl. (l’uso scolastico è di completare la declinazione ricorrendo a forme del nome robur, robŏris “quercia, legno”: vis, roboris, robori, vim, vis, vi). Il plurale è vires, virium, viribus, ecc.
  • fas, n., “ciò che è lecito”: è difettivo, ha solo nom. e acc. s.
  • nefas, n., “ciò che non è lecito”: è difettivo, ha solo nom. e acc. s.

Come sempre, è importante che facciate pratica nella declinazione dei nomi appartenenti ai tre gruppi prima di andare avanti: procedete pure lentamente, ma non lasciatevi mai aree di incertezza, che inevitabilmente finiranno per rendere molto faticoso ogni progresso successivo. Andate nella sezione “Strumenti” del sito ed esercitatevi nella declinazione dei “Nomi” della terza declinazione finché non siete in grado di declinare senza errori.

Ricostruzione del nominativo

Come per tutte le altre declinazioni, anche per la terza il vocabolario riporta come lemma il nominativo singolare seguito dal genitivo. Ora, per qualunque nome, ricostruire il genitivo singolare a partire da un altro caso è facile e meccanico: si sostituisce la desinenza del caso in cui si trova il nome con -is. Ricostruire il nominativo invece può essere meno semplice: non c’è alcuna regola meccanica per risalire dal gen. regionis al nom. regio, o dal gen. voluptatis al nom. voluptas. O meglio, queste regole ci sono, ma sono numerose e non facili da memorizzare: alla fine, ciò che più aiuterà sarà l’esercizio. Una buona pratica si potrà ottenere andando nell’area “Strumenti” di questo sito, selezionando “Nominativo 3a declinazione” ed eseguendo molte volte l’esercizio proposto. Viene proposta una forma di genitivo, ed evidenziato uno degli otto possibili modelli di relazione tra nominativo e genitivo; sulla base di questo modello, si richiede di ricostruire il nominativo a partire dal genitivo proposto. Anche gli esercizi di traduzione guidata a correzione automatica abbinati a questa lezione e alle successive servono allo scopo: per ogni frase è presente un pulsante “suggerimenti”, e cliccandolo ottenete (tra l’altro) anche i lemmi per i nomi della terza declinazione presenti nella frase. Cercate di memorizzarne il più possibile.

Al di là della pratica e della memorizzazione, naturalmente è bene avere un’idea di cosa c’è dietro a questa variabilità del nominativo: capire come stanno le cose ci aiuta molto anche a memorizzare. Se si trova un nome della 3a declinazione che non è già al nominativo, il procedimento pratico-teorico per ricostruirlo è questo:

  • Ricostruire il gen. sing.
  • Verificare se si tratta di un parisillabo (secondo gruppo): ad es., da voluptatis si potrebbe ipotizzare un nom. voluptatis o voluptates, sul modello di civis, civis e caedes, caedis. Se, come in questo, caso, il nominativo ipotizzato non si trova nel vocabolario, si tratterà di un nome appartenente a uno degli altri due gruppi.
  • Il terzo gruppo è da escludere: il tema voluptat- ovviamente non termina in -al né in -ar, e il vocabolario esclude anche un ipotetico nom. voluptate.
  • Il primo gruppo è quello che contiene più opzioni; il nominativo dei nomi di questo gruppo può avere o non avere una desinenza -s, e questa desinenza, se presente, può interagire in vario modo con la consonante finale del tema. Ecco un quadro riassuntivo:
    • temi in gutturale (c, g): la consonante finale del tema si fonde con la desinenza -s dando luogo a una -x: dux, duc-is; lex, leg-is, ecc.
    • temi in labiale (p, b): la desinenza -s si unisce al tema senza provocare cambiamenti: ad es. plebs, pleb-is. Talvolta possono intervenire cambiamenti vocalici dovuti alla apofonia latina: ad es. princeps, princip-is
    • temi in dentale (t, d): la desinenza -s provoca la caduta della dentale finale: ad es. miles, milit-is (nom. da *milet-s; negli altri casi c’è apofonia latina ĕ/ĭ); virtus, virtut-is (nom. da *virtut-s); lapis, lapidis (nom. da lapid-s); ecc.
    • temi in liquida (l, r): non hanno la desinenza -s al nom., che è identico al puro tema: ad es. consul, consul-is; marmor, marmor-is; ecc.
    • temi in nasale n: non hanno la desinenza -s al nom., e la nasale finale cade (ma è conservata nei neutri che terminano in -en): ad es. homo, homin-is e flumen, flumin-is (con apofonia); regio, region-is (senza apofonia, dato che la -ō- è lunga); ecc.
    • temi in sibilante (s): ad es. cinis, cinĕr-is; genus, genĕr-is; flos, flor-is; labor, labōr-is. Come si vede, si può verificare apofonia; la -s- si rotacizza (cioè diventa -r-) quando si trova tra due vocali, con alcune eccezioni come labor.