0.3: Vocativo e ablativo

0.3: Vocativo e ablativo

Questi sono gli ultimi due casi della declinazione latina.

Il Vocativo è usato per saluti e invocazioni, come “Cantami o Musa l’ira funesta…” o “Ave, Cesare“. Il vocativo è sempre identico al nominativo, per tutti i nomi latini eccetto che per quelli in -us della seconda declinazione, che hanno il vocativo in -e. Fanno eccezione quelli il cui tema (ciò che precede la desinenza -us) termina in -i, per i quali il vocativo corrisponde al tema senza alcuna desinenza (“desinenza zero”): così, ad esempio, Vergilius ha il vocativo Vergili, e filius ha il vocativo fili. In modo simile si comporta l’agg. meus, il cui vocativo è mi.

Il vocativo si accompagna a verbi all’imperativo, o comunque alla seconda persona. La seconda persona singolare dell’indicativo presente si riconosce dalla terminazione -s. Gli imperativi li vedremo in seguito, e per ora saranno segnalati nei suggerimenti che accompagnano gli esercizi.

L’Ablativo ha la terminazione in -a per la prima declinazione, e in -o per la seconda. Nella prima declinazione, quindi, nominativo e ablativo si scrivono allo stesso modo, anche se come vedremo tra poco c’è una differenza importante tra le due -a: sarà il contesto a permetterci di distinguere i due casi tra loro. L’ablativo esprime una vasta quantità di funzioni sintattiche, sia da solo che accompagnato da preposizioni. Qui ci limiteremo ai tre più importanti complementi che si esprimono con l’ablativo semplice (cioè non accompagnato da preposizioni):

  • Complemento di causa: indica il motivo per cui si compie o si verifica un’azione: ad es. “gioisco per la vittoria“, “sono verde di rabbia“, “non vedo nulla con questa oscurità“.
  • Complemento di modo: indica il modo in cui si compie l’azione: ad es. “canta con passione“, “metto il tavolo in ordine“, “faccio a modo mio“, “vado di fretta“. In latino tuttavia si usa l’ablativo semplice solo quando il nome è accompagnato da un aggettivo: vedremo nella 0.5 su come si presenta il compl. di modo in altre situazioni.
  • Complemento di mezzo: indica il mezzo o strumento con cui si compie l’azione: ad es. “scrivo con la penna“, “scrivo a mano“, “riempio il bicchiere di vino“.

Come sempre, è impossibile identificare correttamente un complemento a partire dalla preposizione che lo introduce in italiano: la preposizione con può introdurre tutti e tre i complementi citati, mentre di, spesso usata con il complemento di specificazione (espresso al genitivo), può essere anche usata nei complementi di causa modo e mezzo. In qualche occasione ci può essere un certo grado di ambiguità o di sovrapposizione: non è un caso che in latino questi complementi si esprimano con lo stesso caso, e che in italiano possano essere introdotti dalle stesse preposizioni. Ad es., in “mi fissa con uno sguardo indagatore” è lecito essere incerti tra complemento di modo e di mezzo.

Traducendo un testo latino, in presenza di un ablativo semplice (cioè non preceduto da una preposizione) si dovrà identificare il complemento che questo esprime a partire dal senso e dal contesto, e tradurre di conseguenza.

Questo è il prospetto delle terminazioni:

1a decl.2a decl.
Nom.-us
Voc.-e
Abl.-o

La differenza tra le terminazioni di nom./voc. e abl. della prima declinazione è qui rappresentata tramite dei segni (non sono accenti) che di solito non vengono riportati nei testi stampati normalmente. Essi identificano la quantità di una vocale, che in latino può essere breve (ă) o lunga (ā); si tratta di un concetto che comunque approfondiremo in seguito.